Nel 1981 la Banca d'Italia viene "sganciata" dal Ministero del Tesoro, nel senso
che lo Stato non e` piu` "debitore privilegiato" di tale banca e per ricevere
prestiti deve ora rivolgersi alla finanza di tutto il mondo e pagare tassi
d'interesse secondo le "regole del mercato". Uno dei fattori dell'aumento del
debito pubblico nei decenni successivi e` proprio la porzione di indebitamento
di volta in volta finalizzato a pagare gli interessi.
Il "privilegio" dello Stato quale debitore di Banca d'Italia consisteva
sostanzialmente nel fatto che quest'ultima era obbligata ad acquistare alcuni
suoi titoli, ricorrendo anche all'emissione di valuta. Un "privilegio"
tipico degli stati con una banca centrale pubblica... e che, salvo quelli
aderenti all'euro ed altre rare eccezioni, nel mondo tutti ancora hanno!
Proprio una gran pensata quindi, questo "divorzio" del 1981, per la quale
dobbiamo "ringraziare" soprattutto Carlo Azeglio Ciampi, allora Governatore
della Banca d'Italia, e Beniamino Andreatta, Ministro del tesoro.
Chi ringrazia veramente, cioe` senza l'ironia delle virgolette, e` invece una
certa oligarchia padrona, la vera mandante dell'operazione, che
intravede, nel nuovo corso, la possibilita` di far fruttare i propri capitali
ricattando lo Stato debitore; cioe` spostandoli dall'area soggetta a rischio
d'impresa verso quella della speculazione finanziaria. Tuttavia la sfida ancora
in corso sul piano del confronto con il "socialismo reale" dell'URSS non
consente di sciogliere tutti i lacci e lacciuoli che vincolano lo sviluppo dei
grandi capitali al sostentamento di un minimo di stato sociale, quel tanto che
basta per accreditare il messaggio secondo cui il capitalismo e` il migliore dei
sistemi possibili, anche per i poveri.
Ma nel 1989, con la cosiddetta "caduta del muro di Berlino", anche su tale
fronte si registra una svolta storica... Il messaggio ai popoli del mondo e` che
il capitalismo ha vinto, non ha piu` confronti da sostenere, puo`
finalmente dispiegare le sue ali, rivendicare piena liberta` di manovra e di
espansione in sempre nuovi settori della vita sociale ed individuale, sulla base
del tradizionalmente preteso concetto che e` la ricerca del massimo profitto di
ciascuno il vero motore dello sviluppo dell'intera societa`.
E quando il massimo profitto da realizzare e` quello relativo a capitali immensi
occorre inventarsi di tutto. L'espansione geografica dei mercati, per altro
giunta a compimento con la globalizzazione, non basta; occorre creare mercati
virtuali, finanza d'azzardo; e l'affermazione di un neoliberismo che consenta di
trasformare in fonti di profitto persino le esigenze vitali delle persone,
attraverso la privatizzazione non solo dei servizi pubblici ma anche dei beni
comuni.
Quelle ali dispiegate, quindi, si rivelano presto d'avvoltoio; e cio` ci porta
dritti dritti alla crisi attuale, che ci consente di vedere con i nostri occhi
(non l'avessimo gia` teorizzato) il vero volto del capitalismo; il quale non
potendo contenersi a mero modello economico assurge al rango di sistema di
sviluppo tout-court dell'umanita`, impregnandone ogni tessuto.
Ma facciamo un piccolo passo indietro, verso l'Italia.
Un paese e` tutt'altro che un'azienda, ma forse non e` un caso che la
metafora dell'azienda faciliti la comprensione delle vicende politiche
degli ultimi 20 anni nel nostro. Anni nel corso dei quali due distinti gruppi di
dirigenti si contendono il ruolo di servitori della "proprieta`".
Per i motivi esposti all'inizio la "proprieta` dell'azienda" e` da considerarsi
un'oligarchia di potentati della finanza, di natura legale ed illegale. Mentre
gli aspiranti servitori in competizione per aggiudicarsi i "favori" della
proprieta` sono da un lato il top-management che si identifica in Berlusconi e
dall'altro quello che si identifica nelle varie sigle PDS, DS e PD.
Il primo gruppo vanta notevoli punti di forza... fra cui un efficace strumento
di persuasione di massa... la televisione. Ma anche il fatto che il suo leader
possiede personalmente una bella fetta di "azioni societarie", circostanza
percepita dalla "proprieta` controllante" come interesse diretto a "ben
operare".
L'altro gruppo, quello delle sigle di partito, si presenta con un buon
"curriculum di settore", senz'altro consono al ruolo conteso... e millanta un
radicamento popolare che gli consentirebbe di far "ingoiare rospi" alle
"maestranze di basso livello", quelle piu` vaste quindi, depotenziandone le
reazioni.
(http://nopartisan.blogspot.it/2009/10/spudoratismo.html)
Messa giu` cosi` non stupisce che nel ventennio in esame il top-management che
per maggior tempo ha "guidato l'azienda" sia quello facente capo a
Berlusconi!
Ma le elezioni? Non decidono nulla?
In tale contesto le elezioni sono poco piu` che un sondaggio circa il
"clima aziendale". L'importante e` che soggetti incompatibili con la proprieta`
non abbiano chance d'imporsi alla guida; e nel momento in cui i due principali
contendenti non aspirano ad altro che porsi in top-class ai servigi
dell'oligarchia padrona quest'ultima ha poco di che preoccuparsi. Del resto si
e` provveduto a "regole elettorali" che rafforzano questo scenario, in molti si
allineano di buon grado sulla via tracciata dai "protagonisti". E poi, se c'e`
qualcosa da riaggiustare in Parlamento tra un'elezione e l'altra, "la
proprieta`" e` sempre in condizioni di farlo, come dimostrato piu` volte nel
ventennio.
Attenzione pero` a non commettere l'errore di pensare che sul fronte dei
potentati dominanti tutto sia sempre uguale a se stesso. Uguale e comune ai vari
soggetti dell'oligarchia rimane il fine di sfruttare le risorse del paese, ivi
compresi i comuni cittadini, per il profitto. Diversa puo` invece essere di
volta in volta l'influenza dei soggetti stessi (anche per alterne fortune).
Per esempio nel corso della legislatura 2008..2013 sono andate divaricandosi
due "tendenze oligarchiche"; una che potremmo definire "protezionista" e
l'altra "internazionalista"; una tendenza ad essere "padroni in casa propria",
pur non disdegnando eventualmente vantaggiose "partnership estere", ed un'altra
ad aggregarsi ai potentati finanziari della globalizzazione.
Possiamo semplificare l'interpretazione dei fatti pensando ad una tendenza
protezionista rappresentata da Berlusconi e ad una internazionalista che ad un
certo punto ha prevalso, imponendo Monti per cogliere il trend di certi
"ambienti senza frontiere".
Semplificazioni a parte non si puo` sottovalutare il significato del
referendum sull'"adeguata remunerazione del capitale investito" nella
gestione del servizio idrico integrato. Dopo decenni di propaganda neoliberista
del gia` citato concetto secondo cui "e` la ricerca del massimo profitto di
ciascuno il vero motore dello sviluppo dell'intera societa`" ben 26130656
elettori hanno dimostrato di non crederci affatto.
(http://elezionistorico.interno.it/index.php?tpel=F&dtel=12/06/2011&tpa=Y&tpe=A&lev0=0&levsut0=0&es0=S&ms=S)
Con il 95,8% dei voti validi hanno stabilito che la disponibilita` di un
servizio pubblico essenziale come l'idrico non puo` dipendere dalla
remunerazione del capitale investito; il diritto d'accesso all'acqua potabile va
tutelato indipendentemente dalle logiche del profitto.
(http://nopartisan.blogspot.it/2011/06/buongiorno.html)
Sui risultati dei 4 referendum del giugno 2011 ci sarebbe molto da dire,
soprattutto per la combinazione tra il gia` citato e quello sulle modalita` di
affidamento e gestione dei servizi pubblici locali; per altro, dei 4, sono
proprio questi 2 ad aver registrato partecipazioni piu` alte. Ma qui mi preme
sottolineare come essi abbiano formalizzato l'ormai sopraggiunta incapacita`
di Berlusconi di favorire l'oligarchia dominante, nello specifico non
riuscendo a rendere obbligatoria, per reazione del popolo sovrano, la
privatizzazione di taluni servizi.
Formalizzazione immediatamente recepita dalla BCE per poter inviare l'ormai
famosa lettera con le esplicite richieste esecutive al governo italiano; quella
che in sostanza rappresenta "il papello di Draghi-Trichet".
(http://nopartisan.blogspot.it/2011/08/assurdo-per-default.html)
Ad agosto 2011 il Governo Berlusconi IV vara un provvedimento volto a
reintrodurre nell'ordinamento (servizio idrico escluso) quanto abrogato dal gia`
citato referendum sulle modalita` di affidamento e gestione dei servizi pubblici
locali, ma e` una toppa che non puo` reggere. Infatti, nonostante tale
provvedimento sara` "avallato e perfezionato" anche dal Governo Monti, la Corte
costituzionale non potra` esimersi, nel luglio 2012, dal dichiararlo
incostituzionale (sentenza 199/2012), proprio in relazione all'esito del
referendum del giugno 2011.
Insomma la "tendenza oligarchica internazionalista" ha buone ragioni per non
considerare piu` Berlusconi "utile" e la divaricazione rispetto a quella
"protezionista" aumenta. Ma l'evento secondo me determinante e` la maestosa
manifestazione popolare del 15 ottobre 2011 a Roma. Sicuramente contro il
Governo ma anche collegata alle rivendicazioni degli "indignados" di tutto il
mondo.
Nella comunicazione di massa dell'evento passa solo la violenza degli scontri.
Ma anche se per i vari organizzatori non aver potuto lanciare i propri messaggi
dalla piazza rappresenta una sconfitta, a chi detiene interessi immensi nel
nostro paese non e` sfuggito il senso di fondo della cosa... Centinaia di
migliaia di persone in corteo, nelle quali si potrebbe riconoscere un intero
popolo che alza la testa, sono il segno che non si puo` indugiare oltre.
(http://nopartisan.blogspot.it/2011/10/roma-2011.html)
A novembre 2011 s'insedia il Governo Monti.
Per l'altro gruppo di dirigenti, quelli che si identificano con la sigla PD, la
suddetta dinamica della divaricazione rappresenta l'ennesimo intoppo sulla via
della conquista del ruolo di top-management; infatti danno per scontato che dopo
Berlusconi la guida del paese competa a loro ma il nuovo problema e`: "Al
servizio di chi?".
Il terrore di "scontentare qualcuno" li spinge a scommettere su una
ricomposizione delle due tendenze oligarchiche, che consentirebbe loro di
eludere la domanda... Ma all'avvio della campagna elettorale 2013 e` ben
evidente come la divaricazione sia invece ulteriormente accentuata...
La tendenza protezionista e` attratta da Berlusconi, quella internazionalista da
Monti, mentre Bersani non sa ancora da chi ricevera` "appoggio" (ovviamente non
stiamo parlando di elettori). In fondo se l'agognato appoggio ci fosse a lui
poco importerebbe da chi promana... "siam mica qui a palpeggiare le bambole"...
Il guaio e` che in questo scenario piu` ingarbugliato del previsto anche
l'appoggio non puo` che essere piu` esiguo del previsto.
A fine febbraio 2013 i nuovi eletti facenti capo alla trinita` Bersani-Monti-Berlusconi risultano essere 247 al Senato (78%) e 509 alla Camera (81%). Si tratta di un ridimensionamento se si considera che la prima fiducia al Governo Monti registro` 281 voti favorevoli al Senato e 556 alla Camera. Ma e` troppo presto per capire se e come cio` influenzera` i rapporti di forza tra la tendenza protezionista e quella internazionalista.
Tutti necessitiamo dell'essenziale, per definizione.
Se, per pura ipotesi, nella realta` delle cose non riscontrassimo sufficienti
risorse per provvedere, almeno potenzialmente, all'essenziale di ciascuno
sarebbe ipocrita professare la pace... Con quali "criteri pacifici" si
pretenderebbe di discriminare fra chi deve soccombere e chi no?
(http://nopartisan.blogspot.it/2008/12/guerra-o-pace.html)
Ne deriva che chi, come me, crede sia possibile vivere tutti in pace (del resto
proprio le evidenze scientifiche ci fanno classificare come tale la su esposta
"pura ipotesi") deve dare per scontato che esiste almeno una (ma se ne possono
immaginare tante) regolazione della vita sociale tale che a nessuno manchi cio`
che gli e` essenziale per vivere dignitosamente.
(http://nopartisan.blogspot.it/2009/12/la-storiella-dellumanita.html)
Prima di tuffarmi nell'esposizione del "che fare" necessiterei di altre premesse; per esprimerle trovo conveniente riportare qui il testo di un'e-mail con la quale nel settembre del 2009 intervenivo nella discussione provinciale anconetana in relazione al processo nazionale che di li` a poco sarebbe approdato alla costituzione di Sinistra Ecologia Liberta` (cui naturalmente non ho partecipato)...
---------------------------------------- Da: "Alberto Orioli" <alberto.orioli@nopartisan.info> A: <sinistra.per.ancona@gmail.com> Oggetto: anch'io "contribuente" Data: domenica 6 settembre 2009 15.41 Cosa c'e` di nuovo? C'e` che il superamento della soglia millenaria ha coinciso grosso modo col superamento della "soglia di complessita` gestibile con metodi verticistici". Varieta` e dinamica delle situazioni che ci troviamo a vivere ogni giorno sono in continua crescita e valutare quali siano le posizioni da prendere, per esempio, nel proprio luogo di lavoro, per l'istruzione dei figli, di fronte alle proposte di una banca o della pubblicita`... insomma in tutti i "compiti" che dovremmo svolgere in qualita` di cittadini del terzo millennio, e` sempre piu` difficile; tanto e` vero che sempre piu` spesso dobbiamo registrare incoerenze, quando non addirittura contraddizioni e scelte controproducenti. Una complessita` che nessuna dirigenza di partito puo` pensare di affrontare efficacemente con direttive agli iscritti o lanciando slogan, soprattutto in considerazione che e` della sinistra che stiamo parlando, dove palesandosi esaltato lo spirito critico il "fanatismo" fa molta piu` fatica ad attecchire... Non e` piu` il tempo di cercare soluzioni suggestive nei "fari illuminanti" o in nuove star mediatiche, il partito deve necessariamente fare affidamento sui propri aderenti, alle loro personali valutazioni, se vuole una tempestiva azione politica e culturale in tutte "le pieghe" della societa`. Per questo deve favorire sviluppo ed affinamento degli strumenti intellettuali appropriati. Ma essendo il suo compito principale "concorrere con metodo democratico a determinare la politica nazionale" dovra` preoccuparsi di trovare un ottimale compromesso tra l'intraprendenza necessaria ad ottenere piu` voti e la corretta rappresentanza di chi gia` glieli ha dati. Pertanto non porta` dispargere le proprie "risorse formative" in tutti gli ambiti auspicabilmente "conquistabili" da una cultura di sinistra, dovra` limitarsi a quelli piu` strettamente politici; al resto devono provvedere movimenti ed associazioni, in questo senso autonome, dove anche "esigue minoranze" hanno piena liberta` di azione. Insomma sia partito che associazioni insistono sulla societa` ma con ruoli e priorita` diverse, ed avendo interesse a "promuoversi" a vicenda (sempre che meritino almeno la sufficienza!). (Sull'argomento "partito" segnalo un mio intervento on line del 22-04-2008... http://www.comprendonio.info/I/UnlimitedInside/I/ToExSAForum/200804220039%20[Piu%60%20che%20un%20partito%20ma%20anche%20partito].HTM Sull'argomento "cultura di sinistra" segnalo invece una divagazione del 7-08-2008... http://www.comprendonio.info/I/UnlimitedInside/I/ToExSAForum/200808071551%20[Alle%20sorgenti%20della%20sinistra].HTM ) Lo stop alle associazioni per la sinistra per favorire lo start a SINISTRA E LIBERTA` non m'e` piaciuto per niente; e nel risultato non c'e` nulla che possa a posteriori farmi cambiare sentimento. Resta solo il rispetto e la gratitudine per chi si e` fatto concretamente carico dell'operazione elettorale. Ma serve e servira` ancora a lungo un appropriato spazio per un libero confronto argomentato. Infatti quando parlo di sinistra unita non intendo assolutamente un neo-conformismo forgiato da un partito di sinistra, semmai una virtuosa compattezza in tutte le sedi istituzionali ove il partito sia a buon diritto presente. Il partito che si andra` a fondare dovrebbe quindi prima di tutto tenere fede all'obiettivo di UNIRE LA SINISTRA, perche` conti di piu`; e paradossalmente, in questa fase non soggetta ad una democrazia formalizzata (e come potrebbe esserlo?), quanto piu` lo si caratterizza politicamente tanto meno lo si partorisce inclusivo. Per unire la sinistra abbiamo bisogno di un partito organizzato in modo tale che siano individualmente considerate, o considerabili, tutte le variegate opinioni di coloro che hanno la fierezza ed il coraggio, nell'odierna Italia, di dichiararsi pubblicamente di sinistra. E poiche` esse (opinioni) sono talvolta contraddittorie soltanto una reale democrazia interna, tendenzialmente diretta, potra` legittimare le determinazioni che di volta in volta verranno assunte, cosi` mitigando i malumori di chi si trova in posizioni minoritarie. Nessun partito puo` attualmente vantare tale caratterizzazione; e quando ci sara` motivo per ulteriori scissioni in cio` che "di rigido" e` rimasto della sinistra novecentesca italiana il partito di cui parlo io sara` attrezzato per accogliere (individualmente) chi altrove si vede costretto, proprio per mancanza di democrazia interna, a scelte frazioniste. Alberto Orioli ----------------------------------------
Tutto cio` premesso il mio contributo non puo` che cercare "condivisione dal
basso", anche quella di coloro che hanno eventualmente una visione globale
diversa dalla mia, purche` non antitetica, ovviamente, al senso proprio del
contributo stesso. Per questo mi faccio scrupolo di delinearne contorni il piu`
possibile inscrivibili nelle geometrie politiche risultanti dall'ascolto,
canonico o anche solo occasionale, dei vari "compagni di viaggio" in altre
ed eterogenee vertenze.
Ovvero si tratta dell'approfondimento di una piccola parte delle tante
problematiche che abbiamo di fronte; scartando in partenza la pretesa di voler
"dire la mia" su tutto ma con la consapevolezza che solo la "compatibilita`"
con diversi contesti generali puo` consentire il confluire sul "contributo"
(o su qualche sua variante) di tutto il supporto necessario per la sua
metamorfosi in concreto risultato politico e sociale.
Si puo` pensare che l'essenziale per vivere dignitosamente sia composto da
"cose" variamente classificabili... dall'essenzialita` oggettiva,
scientificamente dimostrata, non scientificamente dimostrata, soggettiva
collettiva, soggettiva individuale, recepita dalla legge, tutelata, non
tutelata e via dicendo; con cognizione, per altro, che la medesima "cosa" puo`
figurare in classificazioni diverse...
Ma anche a prescindere da tali approfondimenti e` piu` che lecito,
politicamente, enucleare la sfera dell'essenziale dalla nuvola del tutto.
Questo e` il concetto chiave, che ci consente di agire pur senza padroneggiare
l'attuale complessita` del "sistema reale" della societa` umana. E per quanto
nella realta` non esistano "sfere perfette", ma piu` o meno deformi, piu` o meno
levigate se non addirittura con qualche spuntone, saremo ancora capaci di
distinguere una sfera all'interno di una nuvola... o no?
Una sfera di diritti votata all'espansione... Quanto piu` sara` capiente tanto
maggiore sara` la porzione di civilta` che l'umanita` esprime (contestualmente
ad altri importanti fattori esterni). E la sua superficie e` li` a rappresentare
il confine tra cio` che puo` essere concesso al rischio della "sperimentazione
politica" (fermo restando il rigetto dei fallimenti gia` decretati dalla storia)
e cio` che, in quanto essenziale, al suo interno preserva in nome e per conto di
tutti.
Per definirne la composizione possiamo "attingere materiale" da svariate
fonti... Prendiamo ad esempio, ma e` solo uno dei tanti possibili, la
Costituzione della Repubblica italiana...
Sanita`: articoli 11, 30, 32 e 44.
Insegnamento: articoli 9, 30, 33, 34 e 35.
Partecipazione: articoli 3, 4, 17, 18, 21, 35, 39, 41, 43, 44, 46, 48, 49, 50 e
51.
Emancipazione: articoli 3, 4, 9, 13, 16, 23, 24, 25, 27, 32, 36, 40, 41 e 48.
La peculiarita` della Costituzione, rispetto ad altre fonti cui attingere per
definire la composizione della sfera dell'essenziale, e` che, essendo anche la
legge fondamentale del nostro stato, dobbiamo tenere conto delle eventuali
indicazioni circa la sussistenza di tale "oggetto". E` infatti ovvio che non
basta scrivere su un foglio di carta l'"elenco delle cose" che riteniamo
essenziali per averne la concreta disponibilita`...
Ma essa si fa carico di darci, fra le altre, un'indicazione fondamentale su come
"mettere in pratica" le affermazioni di principio, su come garantire i
diritti universali... E non ci indica di sperare nella provvidenza divina, o di
"lisciare il pelo" ai mercati, ne` di rivolgerci a strozzini di varia natura o
affidarci a qualche "salvatore della patria"; e meno che mai ci indica di
sostenere la nostra civilta` depredando il resto del mondo o distruggendo
l'ambiente naturale dei posteri...
Insomma... "L'Italia e` una Repubblica democratica, fondata sul lavoro."
Prendiamo ad esempio l'accesso all'acqua. Secondo l'Organizzazione Mondiale
della Sanita` (WHO) ogni persona necessita mediamente di 50 litri di acqua al
giorno, per scopi alimentari e sanitari.
(http://www.who.int/water_sanitation_healt/diseases/WSH03.02.pdf)
Una qualsivoglia comunita` deve allora includere nella "sfera dell'essenziale"
un servizio pubblico attraverso il quale garantire, senza discriminazione
alcuna, tale fornitura; e la gratuita` di detto quantitativo essenziale e`
condizione necessaria perche` tutti possano fruirne.
Ne consegue che il costo di tale "porzione di servizio" e` a carico della
comunita` stessa; e allora che succede se ad un certo punto occorre
ristrutturare una parte della rete? E` chiaro che all'opera e` associato un
valore economico. E, per prassi diffusa, tale valore finisce per rappresentare
l'entita` di un capitale da prendere a prestito.
Pero` in un sistema liberista il capitale viene investito dove rende di piu`. Se
una ditta che produce un nuovo gradevolissimo profumo e` in grado di prendere a
prestito un capitale ad un tasso del 10% non c'e` modo di "dirottare"
quell'investimento sull'opera idrica che tanto ci servirebbe se non garantendo
un rendimento superiore. Ma che senso ha legare le sorti della nostra "opera
dell'essenziale" al fatto che un nuovo gradevole profumo riscuote un bel
successo di mercato?
All'opera e` certamente associabile un valore monetario, ma perche` abbiamo
perso la consapevolezza che prima di essere un insieme di bonifici bancari e`
soprattutto un'opera?
Dobbiamo pensare ad un'opera anzitutto come l'insieme dei lavori necessari per
realizzarla. Questa e` l'alternativa, l'alternativa allo strozzinaggio cui le
attuali politiche dominanti ci indirizzano anche solo per ottenere cose
essenziali... Prima ancora che denaro dobbiamo rendere merito alle persone per
la parte di lavoro finalizzata a garantire l'essenziale.
Immaginiamo allora che ogni cittadino maggiorenne sia titolare di un "conto
corrente fiscale" nel quale mantiene il proprio ammontare di "unita` di
credito"; al riguardo ipotizziamo che venga istituito l'UCRI, unita` di credito
della Repubblica italiana. (Cosi` per passare dall'immaginazione
all'implementazione non dovremo aspettare che si costituisca una repubblica
mondiale!)
Se tale cittadino svolge un lavoro nell'ambito dell'economia essenziale dello
Stato riceve da questo in compenso, sul proprio conto corrente fiscale, un
ammontare di credito. Egli e` libero di disporne l'immediata conversione in
denaro a carico dello Stato, secondo una sorta di tasso di conversione
regolamentato come vedremo piu` avanti ma tale, in ogni caso, che le condizioni
economiche del proprio contratto di lavoro, quand'anche espresse in euro, siano
pienamente rispettate.
Tuttavia predeterminate, e permanenti, agevolazioni associate al conto corrente
fiscale indurranno il titolare a limitare le conversioni in euro dei propri
UCRI. Infatti, a motivo della loro origine, non ha alcun senso sottoporre a
qualsivoglia genere di tassazione tali crediti, sia nello scambio che
nell'accumulo; ed anche il conto corrente fiscale non puo` comportare al
titolare costi propri.
In particolare lo scambio di UCRI fra i cittadini costituisce un modo aggiuntivo
esentasse di regolare i reciproci rapporti economici. Quindi, considerato nel
suo insieme, il "circuito" dei conti correnti fiscali mantiene sempre un
ammontare di crediti non convertiti in denaro. Il che costituisce una forma
alternativa di risparmio privato.
A differenza del risparmio mantenuto nel circuito bancario questo e` totalmente
scevro da rendite capitalistiche, ovvero privo di rischi, ovvero garantito
dallo Stato. Quindi va da se` che quest'ultimo sempre accetta UCRI, in
alternativa al denaro, quando deve ricevere somme dai cittadini.
Affinche` questo sistema, nello spirito per cui viene implementato, rimanga
protetto da "deleterie infiltrazioni" della finanza occorre stabilire una
regola fondamentale... Solo lo Stato puo` immettere UCRI nel circuito dei
conti correnti fiscali.
Ossia, ai titolari di questi ultimi non puo` essere vietato di scambiare euro
con UCRI (dal momento che si possono usare UCRI per qualsiasi acquisto se il
venditore li accetta), ma tali scambi non variano l'importo totale di UCRI
mantenuti nel circuito. Mentre se si dispone la conversione in denaro a carico
dello Stato di una certa quantita` di UCRI essa va a sottrarsi all'importo
totale. In pratica questi aumenta solo se lo Stato decide di pagare dei lavori
ascrivibili all'economia dell'essenziale immettendo nel circuito "nuovi"
UCRI.
In termini finanziari questa "immissione" puo` comportare rivalutazione in
aumento del debito sovrano... Ma cosa puo` avere maggiore priorita` di cio` che
e` essenziale?
Naturalmente non si possono definire ora i dettagli del sistema proposto ma va
evidenziato che la regolamentazione di quella sorta di tasso di
conversione cui s'e` accennato deve prevedere, fra l'altro, un lungo tempo
di preavviso in caso di variazione. Giusto per rendere l'idea si pensi ad una
regola che preveda la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale del nuovo valore solo
negli anni pari e che la variazione stessa possa essere disposta solo per date
di anni pari diversi da quello di pubblicazione. Cio` garantirebbe un preavviso
minimo di un anno, durante il quale i titolari di somme in UCRI hanno modo di
valutare se e quanto convertire in denaro in tempo utile.
Un'oculata quantificazione di questo parametro e` quindi fondamentale per far
si` che un'appropriata quantita` di UCRI rimanga nel circuito dei conti correnti
fiscali.
Insomma, con buona approssimazione possiamo dire che secondo il modello attuale
lavorando si ottiene denaro e col denaro si pagano beni e servizi.
Tuttavia il sistema non solo ha chiaramente dimostrato di non poter garantire la
cosiddetta "piena occupazione" ma si e` anche rivelato intrinsecamente tendente
a massimizzare la "domanda di lavoro" rispetto all'"offerta", in modo che la
"competizione" per ottenere un lavoro induca al ribasso le richieste (non solo
economiche) dei lavoratori, fino a condizioni di sfruttamento.
(http://nopartisan.blogspot.it/2008/06/aldo-giovanni-e-giacomo-work.html)
E in questo modello mancanza di piena occupazione implica che non tutti possono
permettersi di pagare beni e servizi, quelli essenziali compresi. Per altro la
piena occupazione risulta condizione necessaria ma non sufficiente. Infatti
anche avendo a disposizione denaro non e` detto che ci si possa permettere
l'essenziale perche` il prezzo di beni e servizi e` stabilito dal mercato. E
sul libero mercato portare l'acqua a casa tua potrebbe costare molto di piu` di
quel nuovo gradevolissimo profumo che riscuote tanto successo... Se l'accesso
all'acqua potabile non e` tutelato come diritto universale perche` mai qualcuno
all'infuori di te dovrebbe accollarsi il costo del nuovo tratto di rete
necessario?
Con il modello attuale puo` capitare di non disporre dell'essenziale pur avendo
abbastanza soldi per il superfluo!
Il modello che qui si propone non pretende di "regolare il tutto" ma garantire
almeno l'essenziale, producendo i relativi beni e servizi fondamentalmente non
attraverso il denaro, ovvero la finanza che esula da un controllo democratico,
ma attraverso il lavoro.
Questo modello non promette la piena occupazione; ma certamente neanche ne
ostacola il perseguimento (al di fuori o in esso); anzi, per sua natura, il
lavoro nell'economia dell'essenziale si prefigura coinvolgente per ampie fasce
di popolazione. E per il privato cittadino la prospettiva rassicurante di poter
disporre almeno dell'essenziale indipendentemente da eventuali sventure
significa potersi lanciare in "imprese eventualmente rischiose", magari qualcuna
importante anche per l'intera umanita`.